Le sorelle Donguri – Banana Yoshimoto – Recensione

Le Sorelle Donguri di Simona Ingrassia

 Tutti sono convinti che i problemi siano qualcosa di personale, ma, nell’immensità che ci circonda, è più inquietante pensare a come ogni cosa sia collegata alle altre. Ecco perché in tanti preferiscono scrivere a noi anche se hanno già qualcuno accanto. Vogliono avere la certezza che lanciando un sassolino in questo oceano così vasto potranno vedere comunque i cerchi nell’acqua. Vogliono sapere che dall’altra parte c’è qualcuno, anche se si tratta di qualcuno che non potranno mai vedere.
Siamo le sorelle Donguri.
Siamo due sorelle che esistono solo tra queste pagine.
Vi succede mai di sentirvi meglio dopo aver scambiato con qualcuno messaggi su cose di poca importanza?
Scriveteci quando volete.
Avete a disposizione un numero limitato di caratteri ma potete scriverci tutto ciò che vi passa per la testa.
Potrebbe volerci del tempo ma risponderemo a tutti.

E’ con questo spirito che Donko e Guriko aprono un sito di posta chiamato Le sorelle Donguri. Quando l’ho letto mi ha riportato alla mente l’operazione “Share a secret” di Frank Warren: una cartolina in cui scrivere, a un perfetto estraneo, qualcosa che nessuno sa.
Le due sorelle hanno patito parecchio a causa della morte dei loro genitori e la seconda, di indole più chiusa e introversa stava quasi per morire di inedia, per la sua tendenza a chiudersi a riccio, dopo che la prima se n’è andata dall’abitazione asettica e anafettiva di una zia che le aveva adottate ma, di fatto, non riusciva davvero a prendersene cura.
Sorelle Donguri copertina del libro
L’attività è nata come gioco ma alla fine, come succede sempre quando si tratta di umanità, ha preso lati inaspettati. Arriva improvvisamente un messaggio di una donna che scrive del dolore per la perdita del marito, parole che inducono Guriko a ripensare al suo primo amore, Mugi, incontrato ai tempi della scuola e poi sparito nel nulla. Segretamente cova da sempre il desiderio e la speranza di ritrovarlo, decide allora di interrompere la sua clausura e di andare a cercarlo.

Attraverso la delicata voce narrante di Guriko, l’autrice affronta temi quali la perdita e il superamento del dolore, ponendo l’accento sul potere salvifico della condivisione e sulla capacità dei sogni di sciogliere tensioni e problemi.
Una delle cose che amo di più di Banana Yoshimoto è questa sua cifra stilistica che la rende in grado di parlare di ogni cosa con quella leggerezza tanto auspicata da Calvino. Lei non è mai davvero superficiale, anzi la trovo terribilmente profonda nella sua saggezza di stampo decisamente nipponico.

Anche quando racconta del perché le due sorelle abbiano scelto proprio

Donguri per il loro progetto, dando voce ai genitori delle due sorelle e, soprattutto, mostrando un ricordo, dalle tinte dolci e amare, di quando il padre delle sorelle, per ingannare l’attesa della nascita, raccoglieva ghiande nel giardino all’esterno dell’ospedale dove la madre era ricoverata. Donguri, in giapponese, significa per l’appunto ghianda.

C’è sempre un elemento sovrannaturale nelle storie della Yoshimoto e, anche in questo, è rappresentato dai sogni che Guriko fa su Mugi e su quanto siano rivelatori. Quando la ragazza riesce a sapere cosa gli è successo, non solo non è stupita o, peggio, terrorizzata. Vive in una sorta di accettazione, sapendo perfettamente che ha già compiuto, dentro di sé, il processo di rielaborazione necessario.

Da questo evento Guriko trova una nuova consapevolezza su se stessa e sul mondo e riesce, anche, a staccarsi dal nido familiare per aprirsi al mondo.
Le sorelle Donguri è una storia molto dolce di rielaborazione del lutto passato attraverso un solido rapporto tra sorelle, seppur molto diverse. Anche se, esplorando un po’ la personalità di Donko, attraverso lo sguardo di Guriko, a me non sembrano così fondamentalmente diverse.

Sì ok, Donko è estroversa e non sembra fare fatica nel legarsi alle persone, soprattutto ai ragazzi. Mentre Guriko è di indole più introversa, riflessiva. Però la prima ha anche, dentro di sé, una sorta di fragilità che riesce a tirare fuori solo con la sorella e, viceversa Guriko ha una sua forza interiore molto intensa che la rende capace di traghettarsi nella realtà, nonostante tutto.
Sorelle Donguri l'autrice
A proposito della capacità dell’autrice di parlare, in maniera leggera, di cose serie: c’è una parte in cui Guriko si lamenta del fatto che ogni volta che fa la spesa alla sera, rischia di imbattersi oppure incontra davvero uomini che non mancano mai di molestarla con i cosiddetti “cat-call” o anche peggio.

Mi ha irritato non poco Donko quando le dice: ‘potresti fare la spesa di giorno’ e ho adorato il fatto che Guriko le risponde: “E’ vero, potrei, ma non riesco a far diversamente. Mi piace sapere che posso fare la spesa quando mi va, senza che debba sentirmi limitata dagli altri.”
Insomma Le sorelle Donguri è una deliziosa storia non solo sull’elaborazione del lutto ma anche su quanto sia preziosa la vita e sul fatto che bisogna assaporare ogni cosa.

Una delle riflessioni che mi ha colpito di più è che, per quanto le due sorelle siano in lutto e stanno elaborando la cosa nel loro modo, non sembrano spaventate dal dolore che provano per la perdita, come Guriko non sembra troppo spaventata nell’incontro con la madre di Mugi. C’è solo quella lieve malinconia tipica del rimpianto di cose che potevano essere, ma non sono state.

Le Sorelle Donguri – Recensione di Silvia Azzaroli

Come ogni racconto di Banana Yoshimoto, tutto inizia in maniera molto semplice, come se si stesse parlando di qualcosa che capita a noi.

 

Un caffè con gli amici, la spesa, la perdita di una persona cara, una gita tra amici. E proprio una gita insieme delle due sorelle permette loro di riavvicinarsi e superare il dolore delle loro perdite. Banana Yoshimoto, come noi, sembra avere una grande fiducia nell’umanità e nella nostra capacità di sapersi unire, attraverso la condivisione dei sentimenti, delle emozioni e del nostro vissuto.

 

Banana Yoshimoto sa che attraverso la condivisione si buttano giù barriere e si arriva a capire che non siamo poi così diversi, così come le sue dolci sorelle Donguri. Quel suo tocco di soprannaturale è sempre reale, come se stesse accadendo a noi e non spaventa ma al contrario consola e nel contempo acuisce il dolore, come una sorta di purificazione, come per farci capire che anche la sofferenza, come nei famosi vasi Kintsugi, dove le crepe invece di essere nascoste, sono esaltate dall’oro.

 

Come dice la mitica Sarah Jane Smith in Doctor Who:

Il dolore e la perdita fanno parte di noi quanto la felicità o l’amore. Che sia un mondo o una relazione, tutto ha il suo tempo e tutto finisce. “

Donko e Guriko riescono ad andare avanti, consapevoli di questo e attraverso la condivisione di ciò che hanno passato. Le lettere che le persone scrivono loro sono un aiuto vicendevole.Quel piccolo viaggio insieme suggella tutto, mostrandoci come le piccolezze della vita siano davvero salutari e che niente è banale e sciocco. Grazie Banana Yoshimoto per aiutarci a vedere la parte migliore di noi.

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